gen 11, 2014 | Post by: admin Commenti disabilitati

GELATI MONOGUSTO E CAFFE’ NORMALI di Luca Di Matto

 

Il bar è diventato ormai il regno del possibile, dell’incertezza, del precisabile, dove tutto non è chiaro al primo impatto, ma dev’essere sempre ribadito, specificato, descritto e spiegato una seconda volta…

Nonostante in un bar io ci sia più o meno nato e cresciuto – o forse proprio per questo – ho notato negli ultimi anni un fenomeno che, inizialmente timido e appena accennato, si è fatto via via crescente, stabile: è diventato addirittura REGOLA.

Voglio dire, ad esempio: a me il gelato piace monogusto perché sono un purista e preferisco gustare un unico sapore mentre lo consumo – possibilmente in un bar o gelateria di buon livello – al posto di mischiare due oppure (orrore!) tre gusti assieme, col risultato che il 50% del gelato assume un sapore “imbastardito” dalla miscela di due/tre sapori diversi che finiscono spesso per annullarsi l’un l’altro e dare vita a un para-gusto anonimo, spesso dolcissimo…invece assassini (qualche volta) “scontri nati” ordinano con nonchalance cioccolati-fragole-limoni-gustopuffo-torroncino, con la solerte collaborazione del gelataio palettato che, pover’uomo, deve averci fatto fin troppa abitudine a tali fantasiosi mèlange e alle possibili combinazioni matematiche che ne scaturiscono…per una media gelateria siamo attorno al migliaio di possibili intrecci, o poco meno.

Quindi, capita che le svariate volte che arrivo davanti a un banco e ordino un cono “tutto nocciola” oppure “tutto cioccolato fondente” o anche “tutto pistacchio”, ma pure “tutto Gran Torino 61″ e perché no un “Tutto ricotta&fichi” (i torinesi che leggono hanno riconosciuto il posto?), il gelataio preso alla sprovvista dalla mia singolare monorichiesta, si senta in dovere di chiedermene conferma…afferrato il cono, agguantata la paletta, mi fissa ansiogeno e mi interroga a sua volta: “solo nocciola?” oppure “solo cioccolato?” o anche “solo pistacchio?”, ma pure “solo Gran Torino?” e perché no “solo ricotta&fichi?”…

Ma MING…(la dinastia cinese, non la parolaccia, eh…)…se entro e ti chiedo un solo gusto è perché voglio un solo gusto, non c’è bisogno tutte le volte di doverti riconfermare – a te come a tutti i gelatai d’Italia – che non ne voglio 2-3-50-125: ne voglio uno e basta…quindi, paradossalmente, meno gusti chiedi, più ordinazioni devi fare: mi è capitato di dover ordinare tre volte un monogusto pistacchio, giuro!

Stessa cosa dicasi per il caffè: oramai lo offrono in almeno una decina di maniere diverse; tra le più popolari c’è il caffè macchiato, ma anche il “marocchino”…poi c’è il caffè-corretto, ma anche il “bicerin”, oppure al ginseng e/o alla nocciola: io lo preferisco normale, cioè una tazzina da caffè con dentro un caffè…normale, semplice, banale: un caffè insomma.

Provate ad entrare in un bar e ordinare “un caffè”, cioè proprio un caffè e basta: il barista già prima di mettere mano alle macchinette, vi chiede: “MACCHIATO?!?”…NO, CATS (è il plurale inglese di gatto, non la parolaccia, eh…): LO VOGLIO NORMALE, NON LO VOGLIO IL TUO CAPPUCCINO NANO, SE LO VOLEVO MACCHIATO TI CHIEDEVO UN CAFFÈ MACCHIATO, INVECE HO ORDINATO “UN CAFFÈ”, UN C-A-F-F-È E BASTA…è tanto difficile?

A un banco mi è capitato di dover ordinare il mio c-a-f-f-è per ben quattro (!) volte solo perché c’è stato un cambio di cameriere in corsa, ed entrambi hanno ribattuto alla doppia comanda con un altrettanto doppio “macchiatooo?!?”…in altro bar, tre volte: dopo la comanda iniziale e l’ennesima conferma che non lo volevo macchiato, un barman con seri problemi di memoria a breve termine si era poi messo a parlare col proprietario mentre il caffè scendeva nella tazza, sospendendo evidentemente ogni attività cerebrale per 20 secondi, dato che poi, quando mi ha sporto la tazza sul banco, mi ha nuovamente chiesto: “scusi, il caffè lo vuole macchiatoooo?!?”

Mah…sarà che stanotte ho dormito poco causa lavoro e allora mi sento più scontroso e borbottone di un pensionato con la minima, però – arrivato a casa – ho deciso di concedermi un piccolo piacere al bar di sotto e prendermi un caffè prima di andare a cercare (invano) di riposare un po’…sceso dall’auto, in un nanosecondo ho capito che non avevo voglia di farmelo io con la moka: smonta, lava, svuota, carica, rimonta, gas, tazzina, aspetta, versa, zucc…che stress! vado al bar-sotto-casa, che tanto costa pure 80 cent…e poi a nanna.

Entro…saluto…prendo un quotidiano…mi appoggio al banco col giornale…ordino: per cortesia UN CAFFÈ…

Sarà stata la stanchezza, i soliti mille pensieri, le squallide notizie intraviste in prima pagina o il mattiniero scazzo (che non è proprio una parolaccia, ma neppure una finezza linguistica, neh…), fatto sta che mi lascio prendere alla sprovvista dall’infida ma prevedibile pugnalata del barman, questa volta inaspettata proprio perché avevo momentaneamente abbassato la guardia, per sfinimento: “MA-CCHIA-TOOOU?!?!”

A parte che il caffè a Torino è impossibile berlo BUONO perché solitamente ha un sapore tra il mediocre e lo scadente, tendente al bruciato – e non saprei dire perché, tanto quanto non saprei spiegare come mai a Napoli sia invece un’aromaticissima seta liquida…- in quel momento ho deciso che, in alternativa all’omicidio del poveretto, mi sarei accontentato di non rimettere mai più piede nel suo locale. Scelta peraltro corroborata dalla partecipazione – solo auditiva, ci tengo a precisarlo – al discorso tra lui e un altro cliente:

- Barman: “…mah…a me ‘sto Renzi mi sembra un banfone…”

- Cliente 2: “…qua ci vuole Berlusconi, solo lui può salvarci, altro che …”

che mi ha fatto tornare alla mente “la pezza” che lo stesso barman mi aveva attaccato tempo addietro – in occasione di altro “caffè” e di altro “macchiatooou?!?” inflittomi al bancone – quando in maniera del tutto non richiesta aveva cominciato a molestarmi mentre bevevo la solita ciofeca, parlandomi della sua ammirazione per Renzi, che lui avrebbe votato per Renzi alle primarie, che Renzi-sa-comunicare, che Renzi-di-quà e che Renzi-di-là…

Che poi: ho bevuto da lui una tale quantità di caffè che – a quest’ora – dovrebbe ricordarsi al solo vedermi entrare nel bar che il suo lurido caffè non lo voglio “macchiatoou”.

P.S.1
un’ora dopo aver scritto quanto sopra, mi sorge però un dubbio: ma non è che a Torino il caffè è talmente balordo che i baristi cercano sempre di macchiartelo per aggiustarne il sapore? Mmmhh…devo provarlo ‘sto caffè “macchiatooou”, hai visto mai?!

P.S.2

il gelato però no, sul monogusto non ammetto deroghe.