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SCOPERTE CASUALI br> di Antonella Corna
gen 11, 2014 | Post by: admin
Vi è mai capitato di imbattervi in una parola di cui ignoravate del tutto l’esistenza? Una parola talmente strana da scommetterci il patrimonio sulla impossibilità della sua reale esistenza nel vocabolario? Vi assicuro: è un’esperienza devastante ed io l’ho provata sulla mia pelle.
…Non volevo crederci….impossibile che sia un neologismo…è sicuramente inventata! E poi è assurda, priva di contenuto! Innanzitutto è cacofonica, il suono che produce ha come un balzello, un inciampamento sgraziato che ti fa subito pensare ad uno scioglilingua senza senso, inventato apposta per avere la meglio sulla tua autostima. Decido di ripeterla più volte mentalmente, per familiarizzare un po’ con questo strano vocabolo, ma smetto subito per non veder crollare la mia fede insormontabile sulla valenza assoluta dei proverbi: in questo caso repetita non iuvant.
Ma la parola maledetta non mi molla: mi assale quando meno me l’aspetto, si insinua come un tarlo nel mio cervello e scava…. scava…. che se provo a dare piccoli colpetti sulla tempia piegando il capo, ho quasi paura di veder cadere un po’ di polverina…testa di legno!!!
La parola mi tormenta e scopro di essere arrabbiata tre volte: I) perché malgrado il mio amore per la lettura ne ignoravo del tutto l’esistenza; II) perché non riesco proprio a capacitarmi di quale possa essere il criterio utilizzato per far salire agli onori della Lingua Italiana una parola così brutta, così falsa e costruita male; III) perché sono costretta ad ammettere che sono ignorante!
Non potendola cancellare dall’esistenza provo a farla rotolare più volte tra i denti e il palato, senza riuscire però a ingentilirla. Allora decido di cliccarla su google per saperne di più, sperando di poterla sfoderare col primo malcapitato interlocutore di scarsa e raffazzonata cultura che mi si para davanti… E mentre già godo all’idea di vederlo impallidire di fronte al mio orizzonte di sapere, scopro che la parola fu coniata addirittura nel 1754 dallo scrittore Horace Walpole (anche lui emerito sconosciuto… manco a dirlo!) ispirata dalla lettura della fiaba persiana “Tre principi di Serendippo”.
Avete capito? nel 1754! Altro che neologismo! …Nel mio orizzonte di sapere c’è un enorme buco nero!
Sèèè, va bbè, siamo seri, ma chi cacchio può mai sapere cos’è la “serendipità”!
Urge approfondimento.
Ebbene, la serendipità è la sensazione che si prova quando si scopre una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un’altra. E’ il trovare casualmente e fortunosamente una cosa o una persona, oppure imbattersi fortunosamente in un evento mentre si sta cercando qualcos’altro.
Il termine entra nel vocabolario delle scienze sociali grazie al lavoro di Robert K. Merton che, interessato alla sociologia della conoscenza, ne fa uso per elaborare una teoria sulla accidentalità delle scoperte scientifiche.
Merton usa il termine di serendipity per riferirsi a quelle scoperte e teorie che nascono dall’osservazione di un dato inaspettato, inusuale o imprevisto (come la famosa mela della teoria gravitazionale di Newton).
A questo punto della ricerca è evidente che la storia è piena di casi di serendipità: L’America scoperta da Cristoforo Colombo, che invece cercava le Indie; la penicillina scoperta da Fleming dopo una errata disinfezione di un vetrino; la colla del Post-it, il cui inventore in realtà stava cercando di realizzare un collante estremamente forte, mentre riuscì a fare fortuna ottenendo, al suo posto, un collante debole che non macchiava e che si poteva attaccare e staccare con facilità; il Viagra, il famosissimo elisir di giovinezza maschile scoperto per caso da una compagnia farmaceutica mentre sperimentava un farmaco per curare l’angina pectoris.
E chissà quanti ancora: infiniti sono i casi storici o personali che a tal proposito ognuno potrebbe narrare, come molteplici sono senz’altro le definizioni di tale parola (che resta brutta …a mio avviso).
Vi lascio con la definizione più simpatica che ho trovato, suggerita dal ricercatore biomedico americano Julius H. Comroe: “La serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino.”
Bella, no?