Aria di primavera, le giornate si allungano, sole tiepido, cielo limpido e cambio di guardaroba…AAAAAAH!!!!
Ricordate la pubblicità di Ikea di qualche anno fa? Quella della moglie in lacrime, seduta sul letto, che descrive i fatti alla polizia e denuncia la scomparsa del marito? Poi il poveretto viene ritrovato sotto un cumulo di panni nel disordine dell’armadio?
O il ripostiglio di Paolino Paperino: appena lo apri vieni sepolto sotto una montagna di oggetti e ti ritrovi col tubo di gomma del respiratore e maschera subacquea in testa e pinna in bocca?
Nulla al confronto degli armadi, armadietti e scarpiere in casa mia.
A volte penso che abbiano una vita propria, fagocitano tutto quello che ripongo. Devono essere posseduti da un dybbuk[1] che ha rifiutato di abitare me e qualsiasi inquilino o oggetto animato della casa dei calzini sparsi, degli oggetti smarriti e delle sperse tracce morbide.
“Ognuno ha un suo ordine mentale”… “L’ordine è la virtù dei mediocri”… “Io lavoro, non posso pensare a queste cose” … “Io nel mio disordine trovo tutto”… “La noia segue l’ordine e precede le bufere” … “Il disordine si trasforma in infinito ordine”… Devono essere alibi spudorati, perché comincio ad avere seri problemi di sopravvivenza.
Ogni mattina, anche solo vestirmi diventa un’impresa: ore per cercare di mettere insieme mutande e calzini, figuriamoci il resto. In questa mia strana vita ho avuto anche una cesta dei panni da lavare in cui la dimensione spazio temporale produceva fenomeni “fisici”, “visibili”, un’evidente compressione della materia: guanti, calze e completi in genere restavano spaiati, altri capi d’abbigliamento si dematerializzavano.
In seguito, come la teoria dei buchi neri restituisce la materia, così da dietro la lampada usciva un calzino, da sotto il divano il dito di un guanto, dal baule delle vecchie carte la tanto cercata e compianta stola di visone grigio perla, attorcigliata ad una camicia da notte e un paio di leggins, o come diceva mia nonna “mutande con le maniche lunghe”. Cercavo la stola da 4 inverni e della camicia da notte non avevo più memoria.
Se è vero che la vita nasce dal caos, la stola è stato il limite oltrepassato: questo disordine è patologico e compromette la stabilità di chi condivide con me gli spazi vitali. La complessità nel conservare quello che si è adoperato è sintomo della difficoltà ad archiviare il vissuto che non serve più, una “difficoltà nel chiudere”… Devo immediatamente cominciare quest’impresa titanica, apriamo i cantieri e ordiniamo gli armadi per poi poterli richiudere.
“Dalle squarciate nuvole, si svolge il sol cadente e, dietro il monte, imporpora il tiepido occidente: al pio colono augurio di più sereno dì.”. Adelchi, Atto IV… cominciamo a resettare…
[1] Demone della religione ebraica