set 05, 2014 | Post by: admin Commenti disabilitati

ROCCO, LA ZUPPA DI PESCE E IL FLASH MOB di Mario Nino de Cristofaro

 

- “Che t vonn fa ji ‘ngul…”

Mi mancavano le colorite esternazioni di Rocco, l’uomo del Canalone

- “Pensavo non tornassi più”.

Metto subito in chiaro con Rocco che la mia è solo una visita e che, almeno fino a domenica, continuerò le ferie al paese. Una visita fortemente voluta, però, per una mangiata di pesce fresco con il mio mèntore.

- “Mario, ma hai portato il mare quassù”.

In effetti forse ho esagerato, ma per una buona zuppa di pesce occorre molto pesce e di vari tipi: un po’ di scampi, un paio di pezzi di razza, uno scorfano, una seppiolina, quattro cicale (o canocchie), triglie, un paio di oratine, un denticiotto ed una gallinella.

- “Rocco, passami l’olio, la cipolla, cinque pomodori, peperoncino, prezzemolo, basilico e sale”.

- “Uè, bell bell a fa’ i bglitt…e che, è arrivato lo chef? Al massimo ti do la cipolla, quella rossa dolce, che poi ce la mangiamo anche cruda con la zuppa, insieme alla olive annacque di quest’anno che mi hai portato l’altra volta”.

Mentre lascio soffriggere la cipolla e lavo i pomodori, Rocco mi chiede se ci sono novità.

- “Rocco, non vedo l’ora di tornare qui da te. In paese è sempre la solita musica: furbetti che manovrano e poveri cristi che ci cascano. Sarei venuto prima, ma domenica c’è una cosa importante da fare: un flash mob”.

I pomodori tagliati a pezzetti nella cipolla soffritta rilasciano un profumo che lèvati, tanto che Rocco quasi sviene; io invece muoio definitivamente quando il prezzemolo e il basilico incontrano il sughetto.

- “E che bestia è stu flash mob?” mi chiede mentre posa sul tavolo il fiasco di Sckopp riempiendone due bicchieri.

- “E’ una manifestazione che dura pochi minuti: un gruppo di persone si incontra in un punto stabilito e manifesta per qualcosa ballando. Questa volta si balla per una biblioteca”.

- “Cazz, e tu non vieni perché devi ballare pochi minuti? Mario, stai peggiorando…”.

La pentola reclama due bicchieri d’acqua. Ora posso riassaporare lo Sckopp di Rocco e sedermi.

- “Almeno per una volta faccio qualcosa per cui vale la pena di rimanere al paese. L’ha organizzata, questa cosa, una ragazza tosta, una di 23 anni ma con le idee chiare. Donatella si chiama. E ce ne sono tante come lei, solo che noi, vecchi bacucchi, il più delle volte non diamo loro lo spazio che ci chiedono. Questa è una bella idea ed io la appoggio. Passami la seppia, per favore, quella è la prima ad andare in pentola”.

-  “Nella pentola ci andrai tu se non la smetti di fare il ragazzino. A vu fnì o no? T si fatt vecchj…” dice alzando il bicchiere e scuotendo la testa.

- “Ora tocca agli altri pesci; non bisogna girarli né toccarli fino a quando i loro occhi non diventano bianchi, segno che sono pronti per essere mangiati. Donatella, dicevo,  è una ragazza che non scende a compromessi”.

-  “Che sono ‘sti compromessi?”.

Rocco, evidentemente, non conosce il significato perché, forse, manco lui nella sua vita ne ha fatti. “Vedi, Rocco, oggi noi facciamo un compromesso, nel senso che col pesce berremo il tuo Sckopp che è rosso, tosto e caldo, al posto di un bianco freddo, perché il bianco non ce l’abbiamo; quindi ci accontentiamo e facciamo un compromesso con la cucina”.

- “Mario, non m’ facenn’ ‘ngazzà, il compromesso l’avrei fatto se avessi dovuto bere un bianco. Che se poi a te non piace, puoi sempre bere acqua”.

- “Mi sa che questo compromesso con l’acqua non lo faccio…Meh, passami i piatti che la zuppa di pesce è pronta”.

Brindiamo, prima di mangiare, alla nostra salute, alla salute di Donatella e di tutti giovani e delle loro idee, e alla biblioteca.

- “Prosit”.

- “Salùt”.