apr 18, 2015 | Post by: admin Commenti disabilitati

LE METAMORFOSI DEL CAPITALE di Michele Colucci

 

Antefatto: il governatore dello stato americano dell’Indiana, il repubblicano Mike Pence, circa una settimana prima approva una norma liberticida, che letteralmente boicotta le unioni omosessuali.

Ci si sarebbe attesi una levata di scudi generale contro il proditorio attacco alla libertà di autodeterminazione, oltre quella prevedibile delle associazioni “di categoria”. In altri tempi l’incauto conservatore sarebbe stato attaccato da tutti i fronti, e primi a schierarsi sarebbero state le star progressiste del cinema, da Jane Fonda e Robert Redford, a quelle della scena rock come Bruce Springsteen, solo per fare i nomi più ricorrenti.

Invece la sorpresa viene proprio da un fronte del tutto inatteso, che cavalca la protesta più insidiosa che si potesse immaginare: quello del capitale. Sì proprio così: il governatore repubblicano business friend per definizione, più di ogni altro al momento, di colpo è precipitato nell’occhio del ciclone, diventando il politico più discusso del momento. E per assurdo la contestazione non proviene dai progressisti più sfegatati e nemmeno dai democratici, bensì dai marchi più famosi e diffusi d’America: da Apple, l’impresa-simbolo dell’innovazione perpetua, il cui amministratore delegato Tim Cook leva forte il suo grido di disappunto, ad altri che ogni giorno più numerosi si uniscono al gruppo, solidarizzando con le associazioni che difendono i diritti civili. Solo per citarne alcuni: Twitter, Yelp, Levi’s Strauss, Gap hanno aderito con rinnovato vigore alle proteste del tycoon.

Fino alla Walmart, la catena di negozi che fu presa di mira da Naomi Klein nel suo celebre apologo No Logo, ed eletta a simbolo dell’ingiustizia del capitalismo americano. Era solo l’anno 2000: in appena 15 anni le posizioni si sono addirittura capovolte, ed ora il simbolo dello sfruttamento diventa paladino dei diritti civili.

E’ il segnale che i tempi sono radicalmente cambiati e di conseguenza la scala di valori che valeva pochi anni fa oggi è capovolta, come invertita appare la scala sociale di chi appoggia determinate battaglie civili.

La clausola ambigua posta in discussione è quella che consentirebbe una sorta di obiezione di coscienza su larga scala, ovvero la possibilità, riconosciuta ai cittadini dell’Indiana, di rifiutare “la prestazione di servizi” nel corso della celebrazione di una unione omosessuale, trincerandosi dietro non meglio specificati “motivi religiosi”. E così gli avvocati delle associazioni, in primis quelli di American Civil Liberties Union, si sono scatenati nell’individuazione di possibili scenari futuri di boicottaggi: dal ristoratore che chiude le cucine al fioraio che si rifiuta di fornire l’allestimento floreale, al fotografo che rifiuta di fare le riprese video e così via. Tutte ipotesi incostituzionali, perche si risolverebbero in un’ingiustificata discriminazione basata sull’orientamento sessuale, da combattere al pari di quelle fondate sulle differenze razziali o di genere o religiose.

Epilogo (provvisorio): Le proteste hanno già prodotto i primi risultati. In primo luogo un collega di Pence, il governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson, ha ritirato sul filo del rasoio un provvedimento dal contenuto analogo che stava per essere varato (i cattivi esempi fanno presto a moltiplicarsi per gemmazione). Lo stesso Pence ha dichiarato che sta studiando un emendamento per chiarire il senso e la portata della legge ed evitare applicazioni distorte.

Morale: 1- pecunia non olet, dicevano i latini; ben venga l’appoggio ad una giusta causa, anche se proviene dall’odiato nemico, sfruttatore del lavoro altrui.

Morale: 2- il denaro non fa la felicità, ma il capitale è capace di smuovere le montagne e, in questo caso, di abbattere tabù millenari.