ott 07, 2015 | Post by: admin Commenti disabilitati

E’ GIA’ DOMANI: OLTRE L’UNDICI SETTEMBRE di Alfredo Padalino

 

Ho sempre preferito l’Empire State Building alle Twin Towers, il primo “King Kong” in bianco e nero, al suo remake a colori firmato da George Lucas. La pelosa bestia ciclopica, innamorata della bella attricetta bionda, scala il simbolo architettonico della giungla d’asfalto di Nostra Signora Metropoli: la Grande Mela!

Tutto è relativo, datato e obsoleto, in special modo in America; anche i grattacieli e così nel 1973 il World Trade Center strappa al venerando fratellone gugliato il primato di edificio più alto del mondo. Dal suo ampio terrazzo, tre anni dopo, lo scimmione redivivo ideato da Rambaldi affronta la sfida mortale con gli elicotteri della polizia, a loro volta versione aggiornata degli affascinanti biplani in dotazione più di quarant’anni prima all’U.S. Army Air Corps.

Un andirivieni di fantasie, ricostruite negli Studios, corrono da una costa all’altra degli States: vita immaginata e finzione scenica fanno da spola dalla California di celluloide alla New York del sogno americano, manifestando anche gli incubi più tremendi e impronunciabili.

E arriviamo al 2001 quando le Torri Gemelle fungono ancora da set cinematografico, questa volta al rilancio in grande stile di Spider-Man, il superaracnoide della Marvel. Non passano che pochi mesi e una mattina di settembre la realtà supera la fantasia: la storia non è più una fiction impressa su pellicola con tanto di effetti speciali, ma pura real Tv, nuda e cruda, che deflagra nelle case di chiunque.

Dopo una settimana trascorsa in Lombardia, a visitare, tra l’altro, la Fiera di Milano, rientro finalmente in Puglia, nella mia città. Varco la soglia di casa e lascio il trolley da qualche parte; appena il tempo di sedermi a tavola ed ecco irrompere dallo schermo del vecchio Telefunken le immagini spettacolari di un parallelepipedo in fiamme nel cuore finanziario della città che non dorme mai. Un incidente aereo visto solo nei film catastrofici di Hollywood. Altro quarto d’ora e un secondo velivolo si conficca nella torre gemella, producendo una palla di fuoco: l’America è sotto attacco!

La storia mondiale s’intreccia mediaticamente con le nostre microvicende di periferia, vissute nei sobborghi dell’Occidente. Nondimeno, quello stesso evento cosmico-storico è pur sempre generato da individui anonimi come Bresci, Princip e Oswald: piccoli uomini manipolati astutamente dalla ragion storica, impastata di caso e necessità. Mohamed Atta e gli altri dirottatori suicidi, gente comune investita dal sacro fuoco dello tsunami ideologico, accecata a tal punto da non vedere che un solo obiettivo da abbattere al più presto per il bene dell’Islam: l’impero di Washington! Non importa il prezzo da pagare: ad maiorem Dei gloriam. Al Qaeda s’incarica così, inconsapevolmente, di confutare il filosofo Fukuyama che solo pochi anni prima teorizzava la fine della storia!

Sono eventi drammatici ed epocali che increspano però solo la superficie del presente. In profondità agiscono, invece, altre forze sociali ed economiche, fenomeni nascosti, invisibili, immateriali, di natura finanziaria e oggi telematica, che decidono ormai le sorti dell’umanità. Eppure, tenere sotto scacco la più importante superpotenza di sempre non può lasciare certo indifferenti né i mercati planetari né i derelitti di ogni dove. Gli uni e gli altri sono turbati e scossi da un fatto così eclatante e inatteso. Gli operatori in Borsa fremono per gli investimenti, laddove i rovistatori d’immondizie festeggiano il vulnus inferto al nuovo Moloch terreno.

Tanti poi, circa un terzo del Globo, restano a guardare per vedere di nascosto l’effetto che fa. Cinesi, indiani e brasiliani, ad esempio, i futuri arrembanti leader del G20. Alla distanza, infatti, sono proprio loro i maggiori beneficiari dell’attentato di quattordici anni fa. Sembra quasi che Allah non comprenda più l’arabo ma piuttosto il mandarino, l’hindi e il portoghese.

In che cosa possiamo sperare? Forse che i giorni della riconciliazione avranno il volto di una gara d’interessi serrata ma corretta, senza colpi bassi, di una competizione geopolitica dove la miscela storica non sarà più esplosiva ma solo dialettica civile, polemos depotenziato, neutralizzato, magari sublimato e incanalato verso forme di lotta non violente, più creative e intelligenti.

Per far questo, tuttavia, dovremo scagliare il prossimo aereo kamikaze contro noi stessi, sino a perforarci il Dna, modificandolo talmente nel profondo da trasformare l’aggressività innata in agonismo che ripudia tuttavia la guerra, cambiando alla radice la nostra natura o, quantomeno, la nostra cultura, attraverso una lenta, graduale trasformazione della mentalità.

A tal riguardo, Freud era assai scettico, Einstein, al contrario, molto fiducioso. La maggior parte di noi oscilla tra l’uno e l’altro. Anche oggi 12 Settembre.