Dopo Gaetano Cappelli, un altro lucano si affaccia prepotentemente sulla scena letteraria, si tratta di Raffaele Montesano, giovane scrittore di Vietri di Potenza (ha solo 28 anni) che con “Le guerre dei poveri”, suo romanzo d’esordio pubblicato il 21 marzo scorso si è già aggiudicato il 2° posto al Premio Letterario Nazionale di Calabria e Basilicata. Completamente differente dal Maestro, interamente proiettato nella modernità, Montesano ambienta le sue storie nella Basilicata del 1978, nella provincia più sperduta, anche se il nome del paese, Borgo Nemone, è di fantasia.
A ben considerare i due, al di là della comune origine lucana, non potrebbero essere più diversi: mentre Cappelli popola i suoi romanzi di figure trendy, dai redattori di Wine Spectator ai musicisti cosmici tedeschi e via elencando, Raffaele Montesano ambienta la sua narrazione tra i contadini e i nullafacenti del Bar di Rocco ‘u stress, soprannome che gli deriva dall’apatia leggendaria, che ne fa un degno seguace di Oblomov. Basti pensare che, essendo gestore dell’unico bar del paese, proprio per questo motivo può permettersi il lusso di mandare al diavolo i suoi clienti quando, come spesso gli succede, non gliene tiene di faticare.
Un romanzo scritto in un italiano dialettale, proprio per non perdere, nella traduzione in italiano puro, la parte più succosa, la sottile ironia che i giochi di parole o gli originali modi di dire dei dialetti meridionali nascondono al loro interno, come spiega l’autore nella premessa. Una narrazione che trasmette l’odore e il sapore della sua terra, aspra e inospitale per i suoi stessi abitanti, quanto ricca di sorprese inattese per chi viene da lontano.
Come le due canadesi, zia Tullina e la figlia nativa americana Maddalena, piombate dagli States a seminare scompiglio, quest’ultima – giovane e piacente – soprattutto tra la popolazione maschile, sempre a caccia di prede forestiere. Ma le esistenze che, più di ogni altra, la rivoluzione americana strapperà al loro destino squallido ed ineluttabile sono proprio quelle dei protagonisti del romanzo: Rosa ed il figlio Roccuzzo. La prima, troppo presto rimasta vedova sebbene ancora piacente, riuscirà a riscattare una vita fatta di rinunce, dalla ristrutturazione della topaia in cui ha sopravvissuto per troppo tempo, immutata dai tempi del dopoguerra, troppo distratta dal duro lavoro, fino all’amore per tanto tempo celato e vissuto in clandestinità. Il secondo che, maturato di colpo dal limbo adolescenziale in cui finallora era rimasto imbrigliato, grazie alle attenzioni della cugina canadese, autonominatosi orgogliosamente Rocco, scoprirà le sue inattese aspirazioni: l’amore per la letteratura e l’avventura.
È un romanzo popolare “Le guerre dei poveri”, così lo definisce lo stesso Montesano, perché tratta del popolo con tutte le sue caratteristiche, fragilità, debolezze, genuinità, che negli anni Settanta, come forse ancora oggi, non sembra siano state intaccate dagli artifici del mondo circostante. Ed è per l’appunto l’obiettivo della casa editrice Annulli, trattare di storia locale, produrre cultura.
Decisamente attraggono, queste guerre dei poveri raccontate da Montesano e il lettore si affeziona a questo mondo intimo, semplice, ma che tesse le origini e la cultura di un popolo. L’identità, in fondo, è questa, il sudore, la fatica, il cazzeggiare delle persone che diventa “epos”, la religione, le guerre tra famiglie rivali per un terreno non diviso in parti giuste.
Emblema identificativo di un romanzo corale, di un tratteggio di vita del popolo lucano e del suo territorio, è l’Ape Piaggio che campeggia nella bella copertina illustrata da Luca Salce. Infatti un tempo l’”Ape” era un elemento di forza, di modernità di molti contadini del Sud.
Per dirla col filosofo Massimo Veneziani: “Bisogna pensare il Sud e restituirgli quel che ha perduto, la forza di specchiarsi e di narrarsi. Da qui la necessità che il Sud riprenda il suo racconto, si autorappresenti, si viva, si descriva e si pensi, su vari piani, storico e teorico, civile e ironico, sociale e sentimentale. Pensiero estetico prima che etico, e metafisico prima che estetico. Geospirituale”.
Romanzi come questo aiutano senz’altro a raccontare questo sud, lento, meditabondo, in cerca di verità e di luce come quello dell’appennino lucano; persino ne “Le guerre dei poveri” si potrà scorgere la bellezza limpida e cristallina.
Non è frequente imbattersi in storie ambientate a sud; ancora meno succede di leggere trame ben scritte e rappresentate come quelle di Raffaele Montesano, che sarà ospite della Cremeria Letteraria di Lucera venerdì prossimo 9 ottobre alle ore 20.30, nel salotto di Piazza Duomo, a colloquio con chi scrive e con la sapiente organizzazione di Pippo Grasso.
La breve rassegna, iniziata il 2 ottobre con la piacevole chiacchierata con Cristò, ovvero Cristoforo Chiapparino, che ha presentato il suo That’s impossible, lotteria impossibile da espugnare, proseguirà il 23 ottobre con Amleto De Silva e l’inquietante gnoseologia della dipendenza dagli stronzi intitolata Stronzology, per una serata tutta da decifrare.