feb 10, 2016 | Post by: admin Commenti disabilitati

LE BRIGATE LETTERARIE di Michele Colucci

 

LA STRAGE DEI CONGIUNTIVI di Massimo Roscia (xòrma 2015 pagg. 320)

Si può uccidere in nome della grammatica violata? Un oltraggio alla sintassi è forse meno prezioso del bene della vita? E’ in nome di tali alti ideali che i cinque bizzarri protagonisti del romanzo di Massimo Roscia uniscono i propri destini e sposano la causa della lotta armata.

Si avete letto bene, proprio lotta armata, con tanto di attentati dinamitardi. Niente diktat ultimativi dalle autorevoli colonne delle pubblicazioni di settore, non sarebbero altrettanto efficaci quanto la soppressione, freddamente programmata, di alcuni obiettivi scelti per la notorietà che deriva loro o dalle cariche ricoperte o dalle funzioni svolte, oltre che per la sciatteria nei modi di esprimersi nei discorsi pubblici o per la mostruosità della scrittura.

I nomi di battaglia dei componenti il manipolo di controversi eroi, ovviamente, vengono mutuati dai più famosi grammatici del mondo classico: da Asclepiade di Mirlea, della Grecia antica, autore di un commento dell’Odissea ed uno sull’Iliade, ad Eutichio Proclo, noto per essere stato l’istitutore dell’imperatore romano Marco Aurelio, da Cratete di Mallo, il principale rappresentante della scuola pergamena a Partenio di Nicea, l’insegnante di greco di Virgilio fino a Dionisio Trace, autore dell’Ars Grammatica, la più antica opera greca di genere mai pervenuta ai giorni d’oggi.

E così, tra esilaranti strafalcioni ed omicidi efferati tutto procede secondo copione, con quel tanto di improvvisazione che serve ad aumentare la suspense, fino alla catarsi finale programmata per l’undici novembre dell’anno undici. Ma la sottile ironia dell’autore (o la pignoleria?) non lo abbandona nemmeno nell’ultimo sospiro con cui si chiude il romanzo e con esso l’esistenza del narratore.

L’apologia della cultura classica e della purezza della lingua vuole stigmatizzare, in modo fin troppo evidente, la non-lingua che si sta progressivamente affermando tra la gente, veicolata dai testimonial gretti e ignoranti dei media o dalle esigenze di sintesi proprie del web e degli altri moderni mezzi di comunicazione.

Ma quello che fin qui si è cercato di sintetizzare è solo lo scheletro di un raffinato gioiello, risplendente di umorismo sarcastico, dal quale si possono attingere a piene mani miriadi di informazioni, curiosità e citazioni, le più disparate, sparse per la storia (basti citare soltanto le 150 note a piè di pagina per dare un’idea delle consistenza).

Che dire dell’autore: un lucido prodotto della riforma Basaglia, come sospetta l’amico prof. di linguistica dell’Università di san Francisco John L. Hazelwood in quarta di copertina, o piuttosto un accanito, strenuo e originalissimo difensore della (grande) bellezza della nostra lingua? Un erudito o un geniale e brillante inventore di storie? Giudicate voi; basterà ricordare l’onestà (o modestia o semplice meticolosità?) con cui nelle note in calce alla storia ci ricorda “che nel romanzo la parola silenzio è stata impiegata complessivamente sessantuno volte. Qualcosa vorrà pur significare. O forse no”.

Venerdì 12 febbraio alle ore 20.00 l’autore sarà presente alla Cremeria Letteraria di Piazza Duomo in Lucera, introdotto da Pippo Grasso e provocato da Oblomovpress.