Fra i tanti argomenti dibattuti pro e contro le unioni civili mi ha divertito la previsione secondo la quale, rotti argine legislativo e barriera morale, niente avrebbe impedito che si passasse alla rivendicazione della poligamia, essendo venuti a mancare nel frattempo i riferimenti etici, culturali ed appunto legislativi alla famiglia “tradizionale”.
Sorvoliamo in questa sede sulle considerazioni antropologiche che possono certificare o escludere l’esistenza di un modello naturale di convivenza familiare e consideriamo quanto sia realistica la previsione di una futura società che accetti e legalizzi la poligamia, limitandoci per comodità ad ipotesi compatibili con la composizione etnica e la struttura legislativa del nostro paese.
Prima indispensabile considerazione: la poligamia é un reato, la convivenza omosessuale no, quindi la convivenza omosessuale va regolamentata, mentre non può essere regolamentato un reato.
Come argomento contro le unioni civili é un po’ debole ma prendiamolo per buono; una richiesta di legalizzazione della poligamia verrebbe dalle etnie immigrate, le quali contemplano tale costume fra le leggi dei loro paesi di origine: con ogni probabilità le spinte in tal senso saranno del tutto marginali, giacché dai paesi asiatici ed africani che accettano la poligamia arrivano in occidente soggetti economicamente deboli, spesso nemmeno in grado di portare con sé una singola consorte.
La supposizione sull’origine della richiesta di regolamentazione ci rimanda subito a considerare come sarebbe forte la resistenza occidentale all’accettazione della poligamia, un uso che, storicamente, si affianca a pratiche di sottomissione e schiavitù: la poligamia è appannaggio della ristretta fascia di cittadini più ricchi, quelli che possono permettersi di COMPRARE le mogli, per cui ogni riferimento alla poligamia in occidente sarebbe sinistramente accostato alle pratiche di acquisto delle vite e delle “prestazioni” di altri esseri umani.
Il tempo però scorre, culture ed abitudini cambiano sempre più velocemente che in passato, la storia viene dimenticata più in fretta: possiamo quindi provare ad immaginare un’evoluzione antropologica per cui in un prossimo futuro l’uomo occidentale potrebbe sentirsi attratto dalle lusinghe della poligamia, con grave scorno e preoccupazione dei fautori della famiglia tradizionale (e ancora una volta, sorvoliamo…).
Ma avrebbe senso raggruppare più donne (o uomini) in un unico ambiente, se non servirà più a tenerle segregate? Non sarebbe più necessario proteggere una proprietà dall’uso da parte di altri: verrebbe a mancare quindi anche la necessità di coniugarsi con più persone, dal momento che il vincolo matrimoniale non servirebbe più a definire una proprietà.
La poligamia quindi servirebbe soltanto a farci acquisire più di una suocera, a far aumentare i parenti imbecilli, a far crescere in frequenza i “non mi porti mai da nessuna parte”; tanto vale perciò, se si vogliono frequentare più persone dell’altro sesso, lasciarle ognuna a casa sua, senza vincoli formali. Che poi sarebbe quello che fa oggi chiunque voglia frequentare più persone dell’altro sesso.
Sarebbe a dire che la poligamia esiste già? Così parrebbe, e nell’indifferenza etica generale, ma va sotto altro nome, quello di corna: accessorio incongruamente non sgradito agli ipocriti puristi della famiglia, purché opportunamente dissimulato.